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Pet therapy: cos'è, addestramento e quali cani scegliere

Addestramento Redazione -

Quando parliamo di Pet therapy a cosa ci riferiamo? Di cosa si tratta? Vediamo cos'è e come si applica. Il termine pet therapy è stato ideato dallo psichiatra americano Boris Levinson, all'inizio degli anni ’60 e si può tradurre letteralmente con “terapia dell’animale da affezione”.Si tratta di una pratica cha va ad affiancare e rafforzare altre forme di terapia tradizionali. La pet therapy utilizza il beneficio che gli individui traggono dal rapporto con gli animali. Si utilizzano queste sensazioni per rafforzare la salute e supportare il morale degli individui sottoposti a pesanti trattamenti farmacologici o lungodegenti in ospedale.Si utilizza il rapporto con l’animale anche per migliorare il benessere degli anziani nelle case di riposo. Ultimamente, la pet therapy è impiegata anche con i bambini e gli adolescenti, sia nelle terapie psicologiche che, con i più piccoli, per favorire lo sviluppo e la creatività. Pet therapy: perché si sceglie il cane La pet therapy, può essere svolta solo con animali da compagnia: cani, gatti, asini, conigli e cavalli. La maggior parte delle Associazioni sceglie però il cane. Questo è dovuto alle caratteristiche comportamentali dell’animale.Molti studi hanno comprovato che il cane, per sua natura, riesce a riconoscere un’autorità esterna a lui pur mantenendo integra la sua personalità. La predisposizione ad imparare da un soggetto che riconosce di grado gerarchico superiore (sia esso animale o umano), spiega perché il cane è addestrabile, tanto da diventare collaboratore fondamentale dell’uomo. Pensiamo ai cani poliziotto, le guide per ciechi e appunto gli esemplari impiegati nella pet therapy.Inoltre l’uomo, selezionando le varie razze, ha cercato di coltivare le componenti di arrendevolezza, obbedienza e dipendenza dalla figura di riferimento, per farne un compagno di vita perfetto. In alcuni casi questo lavoro è riuscito meglio che in altri.Pet therapy: quali razze preferire Il lavoro di selezione sulle razze canine, associato alle caratteristiche genetiche e attitudinali di alcune tipologie di cani, ha prodotto risultati in alcuni casi eccellenti. Cani cioè maggiorante predisposti all’interazione con l’uomo e ad essere trainizzati per lavori specifici.Si pensi alle razze di cani da caccia e riporto, in ci si è insegnato al cane ad inibire il senso di appartenenza rispetto alla preda, favorendo lo sviluppo delle doti collaborative con l’uomo e di socievolezza con il branco.Per queste ragione si può identificare nei Retrievers o cani da riporto, la razza maggiormente idonea alla pet therapy. Questi cani, hanno infatti più probabilità di sviluppare quelle doti attitudinali fondamentali per un lavoro delicato come questo.Le caratteristiche che ne fanno “il cane perfetto” sono: il desiderio di interagire con l’uomo e di essere partecipi alle attività quotidiane del proprietario, la capacità di imparare, l’istinto collaborativo, la naturale curiosità e giocosità. Oltre alla genetica, risulta fondamentale il percorso di crescita del cane e naturalmente, le risposte che il cane stesso darà durante il programma di preparazione.Pet therapy: a chi si rivolge Le attività con il cane hanno trovato numerosi ambiti applicativi, che ormai esulano da contesti strettamente terapeutici. I cani vengono impiegati anche in contesti: educativi, ludici, ricreativi, di utilità sociale, di promozione della salute. Per questo motivo si può distinguere la pet therapy in 3 diversi sottogruppi:• AAA attività assistita con animali: ad esempio nelle carceri. • TAA terapia assistita con animali: svolta soprattutto in ospedali e case di riposo. • EAA educazione assistita con animali: asili, scuole.In linea di massima tutti possono trarre beneficio dagli interventi con il cane: bambini, anziani, persone con disabilità, malati psichiatrici.  L’animale non giudica, non rifiuta, si dona totalmente, stimola sorrisi, aiuta la socializzazione, aumenta l’autostima e non ha pregiudizi.In sua compagnia diminuisce il battito cardiaco e calano le ansie e le paure. Inoltre, favorisce la piena espressione delle persone, che tra gli umani è solo verbale, mentre con l’animale, avviene anche a livello corporeo. Il cane, dal canto suo, non viene utilizzato come mero strumento, bensì si sfrutta la relazione che si crea tra l’animale e le persone a cui viene rivolto l’intervento. Pet therapy: come addestrare un cane che cura Se vogliamo che il nostro cucciolo diventi un operatore di pet therapy, il percorso parte da molto lontano:• studio genetico: si ricercano alcuni tratti temperamentali e comportamentali • scelta dei genitori: i genitori devono essere esenti da problemi di salute e difetti genetici • gestione della gravidanza: una gestazione priva di stress produce effetti molto positivi sui cuccioli • sviluppo e imprinting: una vita stimolante fin dai primi giorni e l’inibizione repentina di comportamenti mordaci o aggressivi può agevolare la crescita di un buon cane da pet therapy. • scelta del cucciolo: utilizzando test caratteriali si può scegliere l’esemplare più idoneo. • socializzazione: è uno dei momenti di sviluppo più delicato nella vita del cane e i problemi nella relazione con l’uomo usualmente insorgono qui. • educazione e addestramento: il futuro conduttore deve rendere il cane equilibrato e capace di rispondere con un determinato comportamento a specifici comandi e situazioni • esperienza graduali: il cane giovane inizia assistendo agli interventi, frequentando i luoghi ed associandoli a sensazioni positive. • inserimento nei programmi: soltanto la valutazione della coppia conduttore-cane come un vero team, decreterà la possibilità di essere inseriti in un programma di pet therapy. Pet therapy: test finaleDopo aver seguito un adeguato percorso di preparazione, il nostro cane verrà valutato dal punto di vista delle capacità acquisite e attitudinali, in  “coppia” con il proprio Conduttore.Potrà essere  utilizzato un test  introdotto nel 1989 dall’American Kennel Club e definito: “Canine Good Citizen Test”, cioè “Prova del Cane Buon Cittadino”, che verrà adattato al contesto operativo in cui il cane andrà ad operare, aggiungendo cioè diversi oggetti ed attrezzature che potrebbero ritrovarsi nelle varie strutture e situazioni.I dieci punti sono i seguenti:1. Accettare un estraneo amichevolmente 2. Sedersi e lasciarsi accarezzare 3. Esame dell’aspetto esteriore e cure da parte di un estraneo 4. Passeggiata al guinzaglio 5. Camminare in mezzo ad un gruppo di persone 6. Comandi di base: seduto, terra e resta sul posto 7. Richiamo del cane 8. Reazione all’incontro di altri animali (in particolare di cani) 9. Reazione alle distrazioni 10. Separazione del cane dal conduttoreSe pensiamo al piacere di accoccolarci vicino al nostro amico peloso sul divano, non ci riesce difficile comprendere che i cani possano: curare, educare, alleviare le sofferenze, stimolare il benessere psicofisico dell’individuo.

Come riuscire a calmare il cane: consigli, suggerimenti e soluzioni

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Calmare il cane da situazioni di ansia, stress o iperattività dipende anche dal nostro comportamento. di Lavdie Sijani - Per poter calmare il cane farlo comportare come un vero gentiluomo, è necessario che noi per primi riusciamo a trasmettergli tale stato di benessere. Esibire tranquillità ed energia assertiva intorno al nostro cane è non soltanto un ottimo metodo per noi per affrontare la vita di tutti i giorni, ma anche il modo migliore affinché anche lui possa recepire questa sensazione. Molte persone vorrebbero riuscirci e pensano di non essere in grado di farlo. La buona notizia è che una volta capito come arrivare a raggiungere questo stato di calma, dopo sarà più semplice metterlo in pratica. Diventerà quasi istintivo. Una cosa da sapere è, inoltre, che chiunque può imparare ad emettere calma ed energia assertiva. In questo articolo vorrei mostrarvi come possiamo calmare il cane (e noi stessi) seguendo cinque punti fondamentali. Se il nostro quattrozampe è agitato, non è colpa sua! Non lo fa apposta, ma come calmare il cane?Non importa quello che può sembrare, ma se il nostro cane fa la pipì sul pavimento o mangia le nostre scarpe preferite, non lo fa per farci un dispetto. Quando un cane si comporta così è perché si sente insoddisfatto. L'unica cosa è che lui non ne conosce il motivo. Solitamente i cani annoiati hanno la tendenza a diventare distruttivi, mentre quelli insicuri possono urinare se si sentono intimoriti. Il modo migliore per cercare di risolvere il problema è strutturare la loro vita attraverso regole, confini e limiti e lasciandogli qualcosa di intellettualmente stimolante mentre sono soli. L'energia del nostro cane riflette la nostraIl modo più veloce per capire che tipo di energia trasmettiamo al mondo, è quello di osservare il nostro cane durante la sua passeggiata. Se lui non è calmo e felice, significa che neanche noi lo siamo. Il nostro cane impazzisce alla vista di un altro cane? Probabilmente siamo nervosi e irrequieti anche noi. Il cane è titubante all'idea di andare a fare una camminata e tira per tornare a casa? Chiediamoci come ci sentiamo in quel momento. Siamo forse arrabbiati o insicuri? Come si comporta il nostro amico peloso in casa? Salta sulle pareti o sta tranquillamente riposando sul divano? Anche in questo caso il nostro adorabile cucciolone riflette l'energia che noi gli facciamo percepire. La cosa buffa è che il nostro cane funziona come un termostato emotivo, mostrandoci la temperatura delle nostre emozioni. Prova a vivere il momentoC'è un detto (erroneamente attribuito a Lao Tzu) che recita: “Se si è depressi, si vive nel passato. Se si è ansiosi, si vive nel futuro. Se si è in pace, si vive nel presente”. Così molte delle nostre emozioni negative e stati energetici instabili provengono dal non vivere nel momento presente. Il passato ci dà rammarico per le cose fatte o non fatte. Il futuro ci preoccupa per ciò che potrebbe o non potrebbe accadere. Non possiamo cambiare il passato e non possiamo vivere il futuro fino a quando non diventa presente. Concentrandoci su ciò che ci sta accadendo in questo momento, ci aiuterà a trovare quel luogo di calma. È questo quello che i nostri cani fanno naturalmente ed è questa la lezione più grande che possiamo imparare da loro. Per calmare il cane (e noi stessi) serve anche un po' di contatto con la naturaPrendiamoci un po' di tempo per andare regolarmente in un luogo dove siamo circondati dalla natura. Può essere un parco, una spiaggia, le montagne, il bosco, il deserto...tutto ciò che ci viene in mente. Lasciamo il nostro cellulare a casa per una volta, o spegniamolo dedicandoci solo ed esclusivamente a ciò che ci circonda mentre facciamo una scampagnata con il nostro cane. Impariamo semplicemente ad ascoltare la natura. Osserviamo le interazioni della terra. Osserviamo le piante, gli animali. Ascoltiamo il cinguettio degli uccelli che hanno delle conversazioni affascinanti tra di loro in ogni momento. Smettiamo di pensare per un istante a quello che succede nella nostra quotidianità per concentrarsi sulle nostre sensazioni: vedere, ascoltare, odorare, sentire... È questo il mondo in cui vive il nostro cane. È anche il mondo in cui siamo nati tutti noi esseri umani, solo che perderlo di vista è così facile che non ce ne rendiamo conto. Il processo per risanare il nostro caneTrovare un cane perfetto che si lascia addomesticare all'istante, che non distrugge le cose che non sono sue e che obbedisce automaticamente è pressoché impossibile. Se qualcuno di voi lo ha incontrato, beh tenetevelo stretto perché la maggior parte di noi ha esperienze del tutto differenti. A volte può sembrare che non saremo mai in grado di risolvere il problema. E questo ci porta al discorso iniziale riguardo al nostro atteggiamento. Se siamo preoccupati di non poterci riuscire in un futuro e se siamo in ansia per cercare di ottenere dei risultati, allora è la volta buona che non ne otterremo. Se impariamo a concentrarci sui piccoli risultati allora questi diventeranno una costante, fino a diventare dei medi e dei grandi successi. Quindi smettiamo di preoccuparci di ciò che sta per accadere e concentriamoci su ciò che sta accadendo. Imparare a mostrare calma ed energia assertiva non è complicato e neanche un gran mistero. È una nostra dote innata, non una nuova abilità da imparare. È una nostra caratteristica naturale che ha solo bisogno di essere ricordata e la padronanza di noi stessi porterà il rapporto con il nostro cane ad un livello completamente nuovo.

Unità cinofile da soccorso: il rapporto tra cane e uomo

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Cosa sono le unità cinofile? Vediamo insieme di fare un quadro generale sulle unità cinofile di soccorso. Spesso abbiamo sentito parlare dei cani da soccorso, cioè quelli che aiutano le forze dell’ordine o che insieme al proprio conduttore, che spesso è un volontario, si adoperano per ritrovare persone disperse. Ma vediamo insieme di fare un quadro generale su queste unità cinofile di soccorso. Le unità cinofile sono costituite dal team Uomo-Cane che, lavorando insieme, prendono parte ad operazioni di soccorso per la localizzazione di persone di persone disperse che possono essere sia in superfice che sepolte sotto le macerie. Quando si parla di unità cinofile quindi dobbiamo ricordare che non parliamo solo del cane ma anche del suo conduttore. Non necessariamente il conduttore è anche il padrone del cane ma per certi versi è preferibile. Questo perché il rapporto tra cane e conduttore è molto stretto e la fiducia che uno ripone sull’altro deve essere massima. Il rapporto di fiducia motiva il cane nel lavoro e lo aiuta a superare stress e fatica. Si lavora in condizioni spesso difficili e il cane deve lavorare libero.  Inoltre, e questo è un punto fondamentale, il conduttore deve conoscere profondamente il proprio cane. Deve conoscerne il carattere, la preparazione e le possibili reazioni.Unità cinofile da soccorso: quali cani vengono utilizzati? Prima di tutto il cane parte del team di una unità cinofila da soccorso deve essere un soggetto sano, di taglia media, robusto e con doti caratteriali ben definite quali la socievolezza, la docilità e un buon temperamento.Deve essere, inoltre, un cane vivace e giocoso. La prontezza di risposta agli stimoli e agli ordini, la mancanza di comportamenti aggressivi verso altri cani e verso le persone, la capacità di superare le esperienze negative sono fondamentali e, soprattutto, il cane deve possedere una buona tempra che gli consenta di non temere il fuoco, l’acqua e il materiale sconnesso. Non importa che sia un cane con pedigree o un meticcio, che sia maschio o femmina e non ci sono grosse limitazioni sulla razza, ovviamente tenendo conto che non può essere un cane troppo piccolo, perché non sopporterebbe la fatica, o troppo grosso, perché potrebbe avere difficoltà nei movimenti e nella resistenza. Nonostante non ci vi siano limitazioni sulle razze ve ne sono alcune che si sono dimostrate particolarmente adatte. Tra queste abbiamo il Labrador Retriever, il Pastore Tedesco e il Golden Retriever.Unità cinofile da soccorso: l’addestramento del team L’addestramento di una unità cinofila di soccorso inizia prima di tutto con un corso di obbedienza con cui il conduttore impara a gestire e controllare il proprio cane. Ai conduttori, inoltre, vengono invece fornite nozioni di orientamento, di primo soccorso e di psicologia dell’emergenza e del disperso. Il metodo di addestramento si basa sul gioco e sul rinforzo positivo. Il cane viene premiato ogni qualvolta esegue un comportamento desiderato. In principio le unità cinofile lavorano da sola. Cane e padrone insieme apprendono a lavorare in coppia. Successivamente vengono introdotte delle distrazioni. Obiettivo di questa seconda fase è che il cane impari a lavorare con il suo conduttore ignorando le distrazioni (persone, cani, odori e altro ancora) Successivamente c’è la fase della palestra. In questa fase si impara a superare gli ostacoli. Il conduttore deve guidare il cane e il cane deve fidarsi di lui. Con gli esercizi della palestra il cane viene preparato all’impiego operativo. Infine abbiamo la fase della ricerca. In questa fase si lavora sempre in collaborazione ma qui è il cane ad essere protagonista maggiore, poiché è a lui che spetta questa parte dell’operazione. Si metterà in pratica in questa fase la tecnica del “cono d’odore”. Il cane verrà addestrato a trovare il disperso utilizzando il cono d’odore che viene rilasciato dal corpo umano.  Seguendo le indicazioni del suo conduttore inizia a fiutare l’aria e segue le tracce d’odore fino all’umano avvisando poi il conduttore del ritrovamento attraverso l’abbaio.

corso di addestramento per cani

Corso di addestramento per cani: come scegliere quello giusto

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Corso di addestramento cinofilo: una scelta da ponderare Come scegliere il corso di addestramento per cani adatto al proprio pet? Occorre informarsi bene perché c’è molta offerta, ma non sempre di qualità. Sono sempre più numerosi i proprietari di quattro zampe che decidono di frequentare un corso di addestramento per cani, vuoi perché è cresciuta la consapevolezza che un cane “educato” è più felice e lo sono anche coloro che condividono con lui la propria esistenza, vuoi perché nascono continuamente nuove scuole cinofile. Qualche decennio fa, al padrone “medio” non sarebbe mai passato per la mente di portare il cane ad addestrare, perché il training era visto come qualcosa di riservato soltanto ai cani definiti da “lavoro”, destinati cioè alla ricerca di persone scomparse, ad affiancare le Forze dell’Ordine nell’antidroga o nella lotta alla criminalità, al salvataggio in mare, e così via. Per il cane “da compagnia” invece non si vedeva la necessità di rivolgersi ad un addestratore, ma era sufficiente l’educazione “casalinga”. Cosa è cambiato da allora? Anzitutto è cresciuto, all’interno delle nostre famiglie, il numero dei pet, che sono diventati sempre più - e a buon diritto - dei veri e propri membri del nucleo familiare, con i quali condividere sempre maggiori esperienze di vita quotidiana: i cani oggi accompagnano il padrone a fare la spese, a cena fuori, in vacanza e, a volte, addirittura al lavoro. Ecco così che è migliorata la “cultura cinofila” media e, di conseguenza, anche il bisogno di avere cani educati, da poter gestire nelle più svariate situazioni. Questo ha portato al “fiorire” in breve tempo di molte scuole di addestramento per cani e al moltiplicarsi di educatori cinofili più o meno competenti; e proprio qui sta il problema, perché, come spesso accade, aumentando la richiesta di questa figura professionale, in molti hanno iniziato a spacciarsi per addestratori esperti, ma alcuni lo sono davvero, altri hanno solo fiutato la possibilità di guadagni interessanti. Per chi dunque decida di frequentare un corso di addestramento per cani può essere davvero difficile districarsi in questa “giungla”: pur non esistendo una regola infallibile, che permetta di fare sempre la scelta giusta, ci sono comunque alcuni accorgimenti che possono indirizzarci. Per prima cosa bisogna avere chiaro che tipo di addestramento si cerca per il proprio cane: chi vuole semplicemente che il pet impari le “buone maniere” di convivenza con gli altri cani e gli umani, in modo da poterlo gestire nelle varie situazioni di una normale vita assieme, non necessariamente avrà bisogno di una scuola cinofila specializzata in utilità e difesa o in riabilitazione di cani aggressivi o nella preparazione alle competizioni cinofile. In secondo luogo occorre informarsi bene prima di iscriversi ad un corso, magari chiedendo di poter assistere a qualche lezione, solo da spettatore, per avere un’idea di come gli educatori si rapportano con i quattrozampe e di che tipo di linea educativa viene seguita; oppure si può frequentare qualche lezione “di prova”, ovviamente a pagamento, prima di iscriversi al corso completo di addestramento per il proprio cane. Per avere notizie su una scuola cinofila può essere molto utile anche ascoltare l’opinione di chi c’è già stato e ha già concluso un iter educativo col proprio pet, così da capire se ne è rimasto soddisfatto e, soprattutto, se sono stati raggiunti i risultati che ci si era prefissi inizialmente. In buona sostanza, il cane ha imparato oppure no? Perché ci possono essere educatori apprezzabili per i modi con cui interagiscono con i quattro zampe, ma che non riescono alla fine ad ottenere le risposte desiderate.Corso di addestramento per cani: come fare la nostra scelta Quando dobbiamo scegliere un corso di addestramento per cani una delle prime cose che, nell’era digitale, ci viene immediato fare è effettuare una rapida ricerca in rete per vedere il curriculum del potenziale educatore. Si tratta sicuramente di una buona idea, perché possiamo rapidamente avere informazioni importanti sulla sua formazione, sulla sua esperienza, per conoscere dove ha lavorato precedentemente e per quanto tempo, e magari anche per sapere quali risultati ha raggiunto. Tuttavia, non bisogna fermarsi a questo e lasciarsi “impressionare” solo da una lunga lista di titoli, seminari, certificazioni, perché ci sono addestratori di cani che hanno investito molto sulla teoria – il che è senz’altro importante – ma mancano poi dell’altrettanto indispensabile esperienza sul campo. Possono essere quindi degli ottimi insegnanti, finché si tratta di spiegare concetti e linee di pensiero, ma poi, all’atto pratico, non sanno bene come comportarsi quando hanno il guinzaglio e il cane “per le mani”. Al contrario, possono esserci educatori cinofili bravissimi nella pratica, che riescono ad addestrare il cane nella maniera migliore, ma che non hanno la stessa capacità di spiegare in maniera chiara ad altri cosa fare. In sostanza, prima di scegliere a quale scuola cinofila rivolgersi, è bene prendersi un po’ di tempo per raccogliere tutte le informazioni occorrenti, sentendo possibilmente più opinioni, in modo da farsi un’idea personale supportata però da esperienze e dati concreti.Corso di addestramento per cani: quanto costa? Tanto più che i costi medi di un corso completo di addestramento per il proprio cane non sono irrisori (ci si aggira intorno ai 2000 - 2500 euro), quindi è importante non affidarsi al primo educatore che capita, perché si rischia non solo di perdere una discreta somma, ma soprattutto di rovinare l’educazione e a volte anche l’equilibrio del proprio cane, mettendosi nelle mani di qualche sedicente addestratore incapace.

riporto nel cane

Come insegnare il riporto al cane: tutti i consigli

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Il riporto può essere insegnato al cane utilizzando diversi accorgimenti a seconda della reazione dell’animale quando lanciamo l’oggetto da recuperare. Uno degli esercizi più comunemente richiesti nell'addestramento del cane è il riporto: consiste nel lanciare un oggetto al nostro amico a quattro zampe, il quale dovrà raccoglierlo, riportarcelo e lasciarlo nuovamente a noi. Gli ostacoli che si possono incontrare quando si insegna il riporto al cane possono riguardare una o più di queste quattro fasi dell’esercizio, a secondo del pet con cui ci troviamo a lavorare. Anzitutto bisogna considerare che per il cane è innaturale riportare un oggetto che susciti in lui interesse e ancor più scegliere di cederlo a noi; l’istinto spinge il nostro quattro zampe a tenerlo per sé e a mordicchiarlo, se si tratta di un giocattolo, o comunque a mollarlo solo quando non lo trova più divertente. Anche in questo tipo di addestramento si utilizza il gioco per insegnare il riporto al cane, perché l’educazione non deve mai essere coercitiva, ma stimolante e piacevole per il nostro pet. Prima di iniziare è bene che si sia già instaurato un certo legame tra padrone e cane; ancor meglio se quest’ultimo ha già imparato il comando “resta”, che permette un maggior controllo sull'animale, qualunque sia l’addestramento che vogliamo impartirgli.Come insegnare al cane a riportare la palla Per iniziare bisogna munirsi di un gioco che piace molto al cane, come una pallina, un fresbee o un bastone che, con il pet al nostro fianco in posizione di riposo, lanceremo lontano da noi. Appena libereremo il cane dal “resta” impartendogli un altro comando del tipo “vai” o “prendi”, questo si precipiterà verso l’oggetto che abbiamo lanciato. A questo punto si possono avere diversi comportamenti a seconda del cane:Se il cane afferra l’oggetto e ci gioca, ma rimane lontano e non lo riporta verso di noi, dovremo farlo avvicinare attirandolo con un altro gioco, che agiteremo in aria o faremo rimbalzare se è una pallina, accompagnando il tutto con un tono di voce gioioso ed enfatico, per renderlo ancor più attraente agli occhi del pet; oppure gli mostreremo un bocconcino di cui è ghiotto.In questo modo il cane tornerà verso di noi con il primo oggetto in bocca e, quando sarà vicino, lo mollerà per prendere il nuovo gioco o la ghiottoneria che gli stiamo offrendo. Nel preciso momento in cui il cane apre la bocca per lasciare l’oggetto dobbiamo pronunciare il comando che vogliamo associ a quel gesto, che può essere “Lascia”, “Molla” o quello che vogliamo purché si continui ad utilizzare sempre la stessa parola.Un’altra soluzione che non prevede l’utilizzo di ricompense può essere quella di far sedere il cane e aspettare accanto a lui che molli spontaneamente l’oggetto, che noi prenderemo al volo, pronunciando sempre il comando prescelto.Se il cane invece, una volta raggiunto l’oggetto lanciato, lo annusa appena, ma non lo prende in bocca, mostrando poco interesse, dovremo provare ad utilizzarne un altro per lui più attraente. Altrimenti, un’efficace escamotage per insegnare il riporto al cane può essere quello di usare un kong, uno di quei giochi cavi all’interno per potervi mettere qualche bocconcino. In questo modo il cane sarà attirato dall’odore del cibo e afferrerà l’oggetto; dopodiché procederemo come descritto al punto precedente.Se invece siamo così fortunati che il cane, oltre ad afferrare subito l’oggetto, lo riporta anche da noi, dobbiamo indietreggiare un po’ e riempire il pet di lodi e carezze. A questo punto il più è fatto e non ci resta altro che insegnargli a lasciare il gioco.  Come insegnare il riporto al cane adulto Se vogliamo insegnare il riporto al cane adulto che non ha più molta voglia di giocare, possiamo incentivare la sua attenzione verso l’oggetto da riportare sostituendolo direttamente con del cibo, lanciando, ad esempio, un pezzo di wurstel e pronunciano il comando “Prendi”. Il cane ovviamente raggiungerà di corsa la leccornia, ma se la mangerà all’istante, cosa che non dobbiamo assolutamente impedirgli. Dopo aver ripetuto qualche volta questo esercizio però potremo utilizzare da lanciare un oggetto che avremo impregnato con l’odore del wurstel sfregandocelo sopra.

BAT nel cane

Bat nel cane: un metodo di addestramento per cani aggressivi

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BAT nel cane (sta per Behavior Adjustment Training) è una tecnica di educazione mirata a riabilitare cani con problemi che li portano a sviluppare atteggiamenti di aggressività. BAT è un metodo di addestramento cani e una terapia comportamentale piuttosto recente, introdotta nel 2009 dalla dottoressa Grisha Stewart che, dopo un Master in Psicologia con specializzazione in comportamento animale, ha iniziato a concentrare i propri studi sulle metodologie di modificazione comportamentale del cane. La BAT nel cane si basa sui principi, già da tempo utilizzati nel campo dell’addestramento cinofilo, della desensibilizzazione e del contro-condizionamento e li utilizza entrambi, associandoli in una sequenza di rinforzo negativo seguito da più rinforzi positivi. Va precisato che per rinforzo negativo non s’intende una punizione, ma semplicemente l’allontanamento del cane da quello stimolo che provoca in lui la reazione aggressiva, il che costituisce per il quattro zampe già di per sé un rinforzo funzionale, cioè un “premio”. Quando infatti il cane abbaia, ringhia, salta e rizza il pelo appena vede un altro cane o una persona lo fa allo scopo di indurli ad allontanarsi da sé, nella maggior parte dei casi perché ne ha paura, e vedendo che con questo suo comportamento ottiene il risultato voluto, viene gratificato e si autoalimenta, in un circolo vizioso che per il padrone è difficile interrompere. Con la tecnica BAT invece si fa in modo che il cane ottenga sempre lo stesso risultato desiderato, cioè l’allontanamento dallo stimolo che provoca in lui reattività, ma solo quando assume un atteggiamento non aggressivo. Così il cane capirà che c’è un altro modo per raggiungere il risultato voluto: non più reagendo, ma al contrario rimanendo calmo e che, anzi, da questo nuovo atteggiamento ricaverà anche altre gratificazioni (i rinforzi positivi), sotto forma di premi in cibo e coccole del padrone. Il Behavior Adjustment Training dunque è una metodologia per nulla coercitiva, che ha il merito di infondere fiducia nel cane ed accrescere la sua autostima, ma anche di insegnargli a controllarsi e a controllare l’ambiente circostante, modificando il proprio atteggiamento nei confronti dello stesso e imparando l’efficacia di comportamenti alternativi.Bat nel cane: dalla teoria alla pratica, come si applica Ma come si applica nella pratica il metodo BAT nel cane? Bisogna creare uno scenario tipo, riproducendo quella situazione che generalmente scatena la reattività del cane: ad esempio, se il vostro quattro zampe manifesta aggressività quando vede i suoi simili, occorre utilizzare la collaborazione di un cane quieto e paziente (e del suo padrone), da far collocare ad una distanza iniziale di circa 70 metri. Dopodiché si avanza col cane da rieducare al guinzaglio in direzione del quattro zampe che fa da “esca” e, appena il primo inizia a mostrare reattività, bisogna fermarsi e osservare con molta attenzione il cane. Al primo segnale calmante dell’animale in addestramento, quando cioè distoglie lo sguardo, volta la testa altrove, annusa a terra, si lecca il naso, ecc, bisogna dare un clicker (se si utilizza questo strumento) oppure un avviso vocale positivo (come un: “Ok” o un “Sì”), voltarsi subito indietro e correre assieme al cane in direzione opposta a quella in cui si trova il quattro zampe “esca”, premiandolo contemporaneamente con un bocconcino e con carezze e lodi. Ripetendo questo esercizio diverse volte si vedrà che il cane riuscirà ad avvicinarsi sempre più allo stimolo senza mostrare segni di reattività quindi, se inizialmente l’atteggiamento aggressivo compariva a 60 metri di distanza, poi si manifesterà a 50 metri, a 40 metri, e via via scendendo fino ad eliminare completamente la reazione del cane. Questo perché il quattro zampe sarà progressivamente desensibilizzato, capendo che avvicinandosi all’oggetto delle sue paure non accade nulla di indesiderato, e contro-condizionato, perché imparerà che per ottenere il risultato voluto (l’allontanamento) non deve diventare aggressivo, ma al contrario restare calmo e tranquillo.

paragility dog

Corsi di paragility dog: cos’È e a chi È rivolto

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COS’È LA PARAGILITY DOG Recentemente, all’interno dei programmi di pet therapy (terapia fatta con l’utilizzo di cani), è nata una nuova disciplina, chiamata paragility dog. La paragility unisce l’attività motoria per persone disabili con la più tradizionale agility dog, uno sport cinofilo in cui il cane guidato dal conduttore deve affrontare nel minor tempo possibile un percorso ad ostacoli. La particolarità della paragility dog consiste nel fatto che a guidare il cane è un soggetto affetto da una qualche disabilità fisica, motoria o anche psichica. I percorsi sono adattati alle esigenze della persona portatrice di handicap: se può correre o muoversi velocemente, magari anche con l’ausilio di una carrozzina elettrica, viene conteggiato il tempo a fine gara, mentre se non ha la possibilità di spostarsi rapidamente, il tempo impiegato a portare a termine il percorso non verrà quantificato nella determinazione del punteggio finale. La paragility dog è dunque uno sport a tutti gli effetti e una vera competizione con una classifica e una coppia cane-conduttore vincitrice. Anch’essa, come l’ormai diffusa pet therapy, comporta tutta una serie di benefici per chi la pratica, ma con alcuni elementi aggiuntivi: contribuisce infatti a creare un rapporto ancor più profondo e intuitivo tra la persona e il cane che, durante la gara, devono agire come se fossero un tutt’uno, quasi in simbiosi; stimola l’attività fisica, contribuendo a migliorare la coordinazione dei movimenti, permette di trascorrere del tempo all’aria aperta, di socializzare, di praticare un’attività divertente che è appagante a livello psichico, quindi aiuta ad accrescere l’autostima, anche grazie al fatto di spingere i partecipanti ad impegnarsi al massimo per raggiungere un buon piazzamento in classifica. In sostanza contribuisce a migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità. Alle competizioni di paragility dog possono partecipare cani di ogni razza, adeguatamente addestrati, e persone portatrici di handicap di ogni età.Questa nuova disciplina sportiva, rivelatasi piacevole ed efficace per la sua doppia valenza ludica e motoria, si sta diffondendo sempre più, tanto che tutte le principali scuole di addestramento cinofilo stanno dando vita al proprio interno a corsi specifici, volti a formare istruttori preparati. Al termine del corso viene rilasciato un tesserino di Tecnico di Paragility dog e l’abilitazione di uno o più cani per la partecipazione ad allenamenti e gare; con tale qualifica si potranno introdurre a questo sport persone con disabilità. Per partecipare a questi corsi di formazione occorre essere Educatori-Istruttori cinofili o Coadiutori del cane in pet therapy con qualifica riconosciuta, e aver preparato almeno un cane ad eseguire un intero percorso di agility, oppure essere Atleti in agility che abbiano condotto il proprio cane in percorsi di secondo grado. I candidati dovranno partecipare al corso con uno o più cani già preparati per affrontare i vari ostacoli di agility. Non è necessario che i cani coinvolti abbiano partecipato a gare ufficiali.LA PARAGILITY WORLD CUP Ogni anno si svolge in uno dei paesi partecipanti la Paragility World Cup (PAWC), che è ormai arrivata alla sua quindicesima edizione. La manifestazione viene organizzata da un Comitato composto fin’ora dai rappresentanti di Italia, Olanda, Repubblica Ceca, Ungheria, Austria e Spagna, ma ha avuto negli anni una crescente partecipazione di molti altri paesi d’Europa e del mondo intero, con quasi trecento concorrenti. L’Italia ha avuto l’onore di ospitare questo appuntamento nel 2014, quando la Paragility World Cup si è svolta a Voghera e ha visto i concorrenti tricolori trionfare in più occasioni, al punto che oggi il nostro paese rappresenta agli occhi degli avversari la squadra da battere. L’idea dei principali Enti Cinofili nostrani è quella di dar vita al più presto anche ad un vero e proprio Campionati Italiano di Paragility dog e a questo si sta già lavorando con ottimi risultati.

Zuffe tra cani: cosa fare per prevenirle

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ZUFFE TRA CANI: PERCHÉ I CANI LITIGANO TRA LORO? Le zuffe tra cani non sono così rare, anche se oggi si tende a pensare che i quattrozampe siano tutti naturalmente animati da sentimenti di fraternità reciproca. In realtà non è proprio così e non perché i cani che si azzuffano siano tutti squilibrati, ma perché la loro natura, al contrario, li rende sì animali sociali, ma all’interno del loro branco. Non bisogna dimenticare che il nostro adorato e giocherellone Fido è pur sempre un discendente del lupo e, sebbene la millenaria convivenza con l’uomo lo abbia reso domestico, ha comunque conservato nel proprio DNA (e per fortuna!) alcune caratteristiche comportamentali ereditate dal suo progenitore. È normale dunque che quando un cane incontra per strada o al parco dei propri simili, che spesso per lui sono poco più che degli estranei, non sia sempre animato da sentimenti amichevoli nei loro confronti, perché li vede come dei rivali o dei competitori che invadono uno spazio che magari il cane considera suo; è da queste situazioni che possono nascere delle risse. Ciò avviene tra cani adulti e dello stesso sesso, in particolare tra i maschi che, per motivi territoriali o per contendersi una femmina, hanno una probabilità di azzuffarsi tre volte superiore rispetto ai cani del sesso opposto. È vero che socializzare il cane da cucciolo è importante, ma per quanto abituato a giocare con i propri simili, non vuol dire che, una volta divenuto adulto, non possa manifestare segni di aggressività intraspecifica; e non necessariamente ciò significa che sia un cane “cattivo”. Per quanto possa non piacerci, che cani adulti dello stesso sesso si azzuffino rientra nella normalità! Fa parte del loro essere animali che vivono in società gerarchiche, in cui devono necessariamente esistere dei soggetti dominanti e dei gregari e dove ciascun membro deve avere e rispettare il proprio ruolo. Le zuffe tra cani non avvengono esclusivamente tra animali che non si conoscono, ma possono verificarsi anche tra quelli che magari si incontrano tutti i giorni: spesso siamo portati a pensare che i cani che si vedono sempre al parco finiscano per costituire una vero e proprio branco. Non è così: anche tra loro, come tra noi umani, ci sono simpatie e antipatie e può bastare uno sguardo “storto” o un segnale che noi neppure cogliamo perché anche cani che si conoscono da tempo si azzuffino. A volte infatti sono “soltanto” gli odori la causa scatenante di una rissa: il nostro olfatto è infinitamente meno sviluppato di quello canino, quindi ignoriamo completamente i segnali olfattivi, dietro ai quali invece per i nostri cani si nasconde un mondo!COME COMPORTARSI SE DUE CANI SI AZZUFFANNO Per prima cosa dobbiamo cercare in ogni modo di evitare che si arrivi alla zuffa: prima di “attaccare briga” infatti il nostro cane, così come il suo “avversario”, darà dei segni di nervosismo che dobbiamo imparare a cogliere perché, se prima che la rissa incominci, possiamo ancora avere influenza sul nostro cane e far sì che ci obbedisca, una volta che la “lite” è incominciata non c’è più nessuna speranza che ci dia ascolto. Bisogna essere consapevoli del fatto che spesso il guinzaglio e il modo in cui lo teniamo può essere una causa scatenante di zuffe tra cani: l’animale si sente “trattenuto”, impossibilitato a scappare in caso di necessità, e questo può indurlo a dimostrarsi rissoso quando incontra i propri simili, perché pensa che non gli rimanga altro da fare che attaccare per primo. Non è inusuale infatti vedere quattrozampe che al guinzaglio si comportano come se volessero “sbranare” tutti gli altri cani che incontrano e che, invece, una volta lasciati liberi, sono molto meno aggressivi e tendono ad evitare il conflitto. Inoltre il cane sente il nostro stato d’animo, quindi se quando vediamo venire verso di noi un altro quattrozampe tendiamo il guinzaglio e, magari senza accorgercene, entriamo in uno stato di apprensione (modificando il ritmo del respiro o irrigidendoci), spingiamo ancora di più il nostro cane a diventare aggressivo nei confronti del suo simile. Per evitare che i cani si azzuffano a volte basta un po’ di attenzione e qualche accorgimento in più: ad esempio può essere sufficiente deviare momentaneamente dal proprio percorso, allontanarsi un attimo o magari mettersi tra due auto parcheggiate quando vediamo avvicinarsi quell’esemplare canino che sappiamo essere proprio “intollerabile” alla vista del nostro quattrozampe. Ciò vale sia per i cani di grandi dimensioni che per quelli piccoli: questi ultimi talvolta assumono un atteggiamento provocatorio nei confronti dei “cagnoni”, non curanti della differenza di dimensioni, magari perché spinti dall’atteggiamento inconsapevole dei padroni a sentirsi dei leader, con il problema però che in caso di zuffa sono quelli che inevitabilmente rischiano di farsi davvero male. Comunque, se due cani arrivano ad azzuffarsi, di solito è bene che i proprietari non intervengano sia perché rischiano seriamente di uscirne con una bella morsicata sia perché la maggior parte delle volte i cani, da buoni discendenti del lupo, ritualizzano molto; quindi fanno una gran sceneggiata, con ringhi spaventosi, pelo alzato e canini “spianati”, ma alla fine della contesa ne escono con qualche ciuffo di pelo in meno o al massimo con qualche buchetto in un orecchio. Soprattutto quando si affrontano cani che più o meno si equivalgono per corporatura, lasciamo che se la sbrighino tra loro: otto volte su dieci sarà una dimostrazione di forza, senza gravi conseguenze.

Scegliere il dog sitter

Dog sitter e pet sitter: cosa sono, dove trovarli e come diventarne uno

Training Dog Redazione -

Il Dog sitter, anche chiamato Pet sitter, è una figura molto importanti che si prenderà cura del nostro amico a quattro zampe Il dog sitter è una figura professionale relativamente recente: fino a poco più di un decennio fa praticamente non esisteva nemmeno; poi con l’aumento progressivo del numero dei cani presenti nelle nostre famiglie è nata questa nuova professione per rispondere alle esigenze di accudimento dei pet anche in caso di assenza del proprietario. Di fatto, il pet sitter che viene chiamato comunemente dog sitter, si prende cura del animale quando i loro padroni sono al lavoro, impegnati o in vacanza. Molti padroni infatti sono impegnati per la maggior parte della giornata fuori casa o per lavoro o per i vari impegni della vita quotidiana, ma questi non vogliono rinunciare alla gioia di avere accanto a sé un adorabile cane. Questo però non deve andare a scapito del quattrozampe che ha le sue necessità e non può rimanere in casa da solo tutto il giorno per cinque giorni a settimana, ma necessita del contatto umano, come pure di fare movimento e attività fisica, di socializzare con i propri simili e di conoscere il mondo esterno. E allora, come conciliare le esigenze del nostro cane con i ritmi spesso frenetici della nostra vita? Il dog sitter può essere la soluzione al problema, ma ovviamente ogni padrone vuole essere sicuro di lasciare il proprio pet in mani sicure. Come scegliere il giusto dog sitter per il cane? Dog sitter: scegliere quello giustoUn metodo valido può essere quello di chiedere al proprio veterinario, che spesso dispone di nominativi di persone che svolgono questo servizio: è importante a questo proposito assicurarsi che siano persone conosciute, su cui il veterinario possa dare qualche referenza e non soltanto passate in studio a lasciare qualche volantino da appendere; Il passaparola è sempre efficace: sicuramente il vostro cane avrà fatto amicizia con altri quattrozampe della zona e, di conseguenza, voi avrete conosciuto i loro padroni. È probabile che qualcuno di loro abbia già avuto bisogno di un servizio di dog sitting; chiedete a loro: potrebbero avere la persona adatta a voi e fornirvi i dettagli della loro esperienza; Vista la crescente richiesta di dog sitting, negli ultimi anni sono nati alcuni siti dedicati, allo scopo di far incontrare la domanda con l’offerta: alcuni hanno sede all’estero, ma offrono servizi anche in Italia (come dogbuddy.it e holidog.it), ma recentemente ne è stato creato anche uno tutto italiano (petme.it). Questi portali funzionano come un motore di ricerca: basta iscriversi, inserire la città (a volte anche il quartiere di residenza), le date in cui avete bisogno di un Pet sitter e avviare la ricerca. Vi comparirà un elenco di potenziali professionisti di cui potrete leggere le schede personali con i loro dati e recapiti e le loro precedenti esperienze. A questo punto basterà contattare direttamente quello che più vi piace, eventualmente incontrarlo per conoscerlo di persona, accordarsi sull’incarico ed effettuare la prenotazione on line. Così sarà più facile scegliere il dog sitter più adatto.E in quanto ai costi per un Pet sitter? Quanto ai costi, generalmente sui siti è già indicata la tariffa per ogni pet sitter, di solito comprensiva delle commissioni che andranno al sito e le spese di assicurazione. Tutti questi portali infatti includono nel servizio una copertura assicurativa che include eventuali spese veterinarie (nel caso il vostro pet avesse bisogno di cure mediche in vostra assenza) ed eventuali danni causati dal vostro quattrozampe a cose o persone.Dog sitter: come scegliere il più adatto per il vostro cane? Una volta trovati i contatti, come fare per essere sicuri di scegliere il dog sitter più adatto per il proprio pet? Anzitutto dipende dal tipo di servizio di cui avete bisogno: le esigenze cambiano se cercate una persona che porti il cane al parco a fare una passeggiata durante il giorno mentre voi siete fuori casa, oppure se avete necessità di qualcuno a cui affidare il vostro quattrozampe per qualche giorno perché il lavoro vi costringe ad andare fuori città. In questo caso le possibili soluzioni sono due: o il dog sitter terrà il vostro cane trasferendosi temporaneamente a casa vostra oppure porterà il cane a casa propria; in questa seconda evenienza è importante andare prima a vedere di persona il luogo in cui soggiornerà il vostro Fido, per assicurarsi che sia idoneo e accogliente e non si limiti ad un recinto o ad una gabbia. È consigliabile fare una prova, magari di un giorno, per vedere come si trova il cane in quell’ambiente e con quella persona. A questo fine è importante spiegare bene al dog sitter qual è il carattere del vostro cane, le sue abitudini, se ha delle necessità particolari (come ad esempio se deve assumere farmaci), o se ha dei problemi di gestione. Solo essendo esaustivi e del tutto sinceri sarete sicuri che la persona scelta sia in grado di soddisfare completamente le esigenze del vostro cane. Se dovete lasciare il vostro quattrozampe per più giorni, premuratevi di cercare il dog sitter con un sufficiente anticipo, in modo da avere il tempo necessario per incontrarlo e prendere tutti gli accordi del caso in anticipo, così da poter scegliere con calma e serenità.

Clicker training per cani

Clicker training per cani: metodo di addestramento

Addestramento Redazione -

COS’È IL CLICKER TRAINING PER CANI Il clicker training è una tecnica di addestramento, nata negli anni ’40 per ammaestrare delfini e balene, poi trasferita anche in ambito cinofilo. Consiste nel  rinforzare positivamente un comportamento desiderato, facendo precedere il premio che abitualmente si dà al cane (il classico bocconcino) da un suono prodotto dal clicker, una specie di “cicalino” in plastica con all’interno una lamina di metallo che, premuta, emette un “click”. In questo modo il cane impara ad associare la sequenza: comando vocale - comportamento corretto - click - bocconcino. Il clicker training per cani dunque include un passaggio in più rispetto alle fasi dell’addestramento tradizionale, che funge da ponte fra il comportamento desiderato e la ricompensa al cane. Secondo i sostenitori del clicker training per cani si tratterebbe di un metodo di addestramento molto efficace perché il quattrozampe, collegando il suono al premio, imparerebbe più velocemente che cosa vogliamo da lui. Ma è davvero così semplice usare il clicker? Per prima cosa bisogna fare in modo che il cane presti attenzione al suono emesso dallo strumento. A questo scopo occorre trovare un luogo silenzioso e senza distrazioni, quindi non troppo affollato né trafficato, dopodiché premere il clicker e appena il cane mostra interesse per il segnale sonoro dargli un bocconcino; ripetendo questa sequenza un po’ di volte il cane capirà che al click segue sempre una ricompensa. A questo punto si può passare all’addestramento vero e proprio, insegnando al quattrozampe i vari comandi, quali “seduto”, “terra”, “dai la zampa”, facendo scattare il clicker nel momento preciso in cui il cane compie l’azione richiesta, con il conseguente bocconcino. Bisogna tenere bene a mente però che il “click” è solo il segnale che precede il premio, ma non va confuso con il premio stesso, che è il motivo vero e proprio per cui il cane compie una determinata azione. Il clicker permette di essere più tempestivi e puntuali nel rinforzare un comportamento, rispetto al metodo di addestramento tradizionale, perché in quest’ultimo talvolta può intercorrere troppo tempo da quando il cane compie l’azione desiderata a quando riceve la ricompensa; nel frattempo potrebbe aver modificato il comportamento o la posizione desiderata e noi finiremmo per premiare una condotta che non volevamo. Col clicker invece il cane imparerà in modo inequivocabile il momento esatto in cui sta eseguendo l’azione corretta.GLI ASPETTI NEGATIVI DEL CLICKER TRAINING Non è tutto oro quel che luccica… Se c’è chi crede incondizionatamente nell’efficacia del clicker training per cani , c’è anche chi al contrario ne sconsiglia l’applicazione. Anzitutto perché quando si usa il clicker bisogna essere molto precisi: se non si è esperti conoscitori del cane, oltre che attenti osservatori, si rischia di emettere il “click” nel momento sbagliato, finendo così per rinforzare un comportamento indesiderato. Quindi questo strumento dovrebbe essere utilizzato solo da addestratori professionisti, o comunque dietro la supervisione di personale specializzato. In secondo luogo, se il clicker viene utilizzato troppo spesso, c’è il rischio che il cane non esegua più i vari comandi, se non sono seguiti dal segnale sonoro. Occorre perciò ridurre l’uso dello strumento quando il cane ha imparato l’azione o la posizione desiderata, in modo che la sua mente la associ al comando vocale del conduttore e non al “click”. I detrattori di questa tecnica sottolineano soprattutto che il clicker potrebbe spostare l’attenzione del cane lontano dal suo educatore, che invece deve rimanere sempre al centro, perché per un addestramento gioioso, divertente ed efficace, il cane deve compiere i comportamenti richiesti principalmente per compiacere il suo padrone o addestratore. Il rapporto tra padrone e cane deve quindi rimanere sempre al primo posto, mentre con il clicker training c’è il pericolo che tutto si riduca ad un mero condizionamento meccanico, mirato esclusivamente all’ottenimento del cibo-ricompens