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Coronavirus, cani e gatti a rischio strage in Cina? Cosa sta succedendo

Questo è quello che riporta il Mattino: secondo il quotidiano, ci sono delle zone in Cina dove i quattro zampe sarebbero stati già soppressi.

Il Coronavirus sta mettendo in pericolo anche gli animali domestici. In Cina cani e gatti sono a rischio strage perché molti esemplari sarebbero stati a contatto con le persone contagiate.

«Dovrebbero essere messi in quarantena», spiega Li Lanjuan, esperta della Commissione sanitaria (Nhc), durante un programma della tv statale Cctv. Il contagio non risparmierebbe gli altri mammiferi e quindi l’invito è ad aumentare i controlli sugli amici a quattro zampe. La psicosi, tuttavia, potrebbe portare addirittura a sbarazzarsene.

«Se i tuoi cani corrono fuori e vengono a contatto con l’epidemia o le persone infette dal virus, anche i tuoi animali domestici devono essere messi in quarantena. Perché l’epidemia si diffonde tra i mammiferi, quindi dovremmo prendere precauzioni anche contro altri mammiferi», ha aggiunto. Parole che sono state travisate dalle stesse autorità.

Secondo quanto riporta il Daily Mail, un villaggio nell’Hebei, a nove ore di auto da Wuhan, ha esortato le famiglie a sopprimere i loro animali domestici entro cinque giorni. Stesso avvertimento nello Shaanxi, dove si è parlato di “smaltirli immediatamente”.

In caso contrario sarebbero i funzionari locali a catturarli e a ucciderli. Avrebbero anche minacciato di intervenire davanti a proprietari a passeggio con i loro cani. In situazioni simili d’emergenza spesso ci rimettono proprio gli animali ed è così che sui social network sono state diffuse immagini di cani e gatti gettati da finestre.

«Questo non è l’approccio giusto per le autorità locali cinesi per far fronte alla crisi nazionale che può essere ricondotta al commercio di fauna selvatica fuori controllo nei mercati locali – spiega il dott. Peter J. Li, specialista cinese dell’organizzazione animalista Humane Society International – . Gli animali da compagnia non hanno contribuito allo scoppio della SARS nel 2002-2003. Non hanno nulla a che fare con l’epidemia di Wuhan».

Fonte: Il Mattino

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