Skip to main content

L’AGOPUNTURA SUI CANI: LA RISCOPERTA DI UNA TECNICA ANTICHISSIMA

Agopuntura sui cani

L’UTILIZZO DELL’ AGOPUNTURA SUI CANI : UNA CURA EFFICACE?

L’agopuntura è una pratica di origini antichissime, tanto che nella Cina settentrionale sono stati trovati reperti archeologici che dimostrerebbero l’utilizzo di strumenti rudimentali per la stimolazione agopunturale risalenti addirittura al Neolitico (dai 40 ai 20 secoli avanti Cristo). Pur facendo parte della cultura e della medicina cinese da sempre tuttavia, l’agopuntura è stata considerata per molto tempo, soprattutto in Occidente, quasi alla stregua di una pratica magica e soltanto nel 1991 è stata ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e inclusa tra le cosiddette “medicine alternative”.

Ma cos’è l’agopuntura? Essa consiste nell’infissione di sottili aghi sottocute in punti ben precisi, in base alla patologia da curare. La medicina tradizionale cinese parte dal presupposto in base al quale il funzionamento dell’organismo è regolato dal corretto fluire dell’energia vitale, chiamata “Chi”, secondo canali prestabiliti (i dodici meridiani), ciascuno collegato agli organi interni. Quando questa energia non riesce a scorrere nella giusta direzione si creano dei blocchi che causano i vari disturbi. L’agopuntura ha lo scopo di sbloccare questi accumuli di energia e ripristinarne il regolare flusso.

Se ad oggi molte persone si rivolgono a questa tecnica olistica per curare diversi tipi di malattie, che dire dell’impiego dell’ agopuntura sui cani? La prima testimonianza del suo utilizzo sugli animali risale addirittura ai tempi della dinastia cinese Shang, all’incirca tra il 1100 e il 1700 dopo Cristo. Nei paesi occidentali invece la sua applicazione in campo veterinario è molto recente: se negli Stati Uniti si è dimostrato un primo interesse a partire dal 1800, in Italia se ne è iniziato a parlare seriamente solo nel 1997 e attualmente esiste una rinomata Scuola di Agopuntura a Firenze, dove i veterinari possono seguire corsi di specializzazione triennali.

 Agopuntura sui cani

QUALI MALATTIE DEL CANE PUÒ CURARE L’AGOPUNTURA?

Anche sugli animali dunque sono stati individuati i meridiani e i punti su cui agire che, pur essendo simili a quelli umani, possono variare da una specie all’altra, ed è stata avviata la pratica di questa medicina non convenzionale con buoni risultati.

Ma per quali patologie può essere impiegata l’agopuntura sui cani? Sono molte le malattie canine che possono trarre beneficio dall’agopuntura:

  • Problemi dermatologici: dermatiti di eziologia varia e intolleranze alimentari;
  • Problemi gastrointestinali: diarrea acuta e cronica, stipsi;
  • Problemi dell’apparato riproduttore;
  • Patologie neurologiche, quali epilessia, convulsioni, ma anche ernie del disco, traumi vertebrali, sindrome della Cauda equina, ecc;
  • Patologie osteo-articolari: artrosi, artriti, displasia dell’anca;
  • Problemi al sistema endocrino;
  • Trattamento del dolore di varia natura (cronico o chirurgico);
  • Analgesia anche per interventi chirurgici;
  • Rianimazione cardiorespiratoria;
  • Supporto ai trattamenti oncologici
  • Incontinenza;
  • Disturbi comportamentali;
  • Miglioramento delle prestazione in soggetti sportivi

Potenzialmente l’agopuntura può essere utilizzata su qualunque cane perché, se esercitata correttamente, non comporta effetti collaterali. È sufficiente che l’animale sia sufficientemente tranquillo da poterlo trattare, ma generalmente il cane sottoposto ad agopuntura si rilassa durante le applicazioni, a volte fin quasi ad addormentarsi. La prima visita richiede tempi mediamente lunghi (anche una o due ore) perché è necessario che lo specialista conosca tutta la storia clinica del cane e lo osservi ed esamini accuratamente. Le sedute di agopuntura sui cani invece durano in media una ventina di minuti e la frequenza varia in base alla patologia e alla sua gravità: spesso si parte da due sedute a settimana per poi diradare nel tempo, a seconda dei risultati ottenuti, fino ad arrivare ad una terapia di mantenimento per le patologie croniche, anche una o due volte all’anno.

Condividilo su: